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Sant'Eusanio del Sangro si estende su una superficie di 23,83 km², ed è compreso tra i Comuni di Castel Frentano, Casoli, Guardiagrele e Lanciano, mentre a sud il confine è rappresentato dal corso del fiumeSangro, da cui la denominazione, che lo separa dai territori di Altino ed Atessa. Ha un'altitudine media di 200metri s.l.m..
Il territorio è prevalentemente collinare, con una modesta parte pianeggiante nei pressi del fiume Sangro. In località Brecciaio si può riscontrare la presenza di calanchi.
Le origini del paese risultano incerte, ma la conformazione stessa dell'agglomerato urbano, raccolto nelle vicinanze di una chiesa di costruzione relativamente recente, esclude la presenza di tradizioni storiche rilevanti, tuttavia i Cronisti Lancianesi riferiscono che già nell'anno 165 d.C., nella località ove sorge ora Sant'Eusanio del Sangro, vi era un "conciliabolo" di nome Euxanum che aveva un posto assegnato nel campo delle fiere di Lanciano. Il nome più antico del paese, storicamente accertato, è certamente Monteclo. Tale denominazione viene riportata nella Relazione dello scoprimento del corpo e degli atti antichi del glorioso sacerdote e martire S. Eusanio, una dettagliata relazione composta nel 1748 dall'allora vescovodell'Aquila Giuseppe Coppola, che racconta il ritrovamento del corpo del Santo Eusanio, e di un antico codice posto vicino alle reliquie, che Giuseppe Coppola ritiene anteriore al 1198. In tale codice si narra la vita e la passione del santo, e vi si trova un riferimento al luogo chiamato Monteclo [3], identificato con l'attuale Sant'Eusanio del Sangro. Secondo questo antico testo il Santo Eusanio, Vescovo di Siponto (l'attuale Manfredonia), di passaggio a Sant'Eusanio del Sangro donò la vista alla cieca Teoconia. L'episodio della guarigione di Teoconia è narrato anche in un brano della Historia della città di Chieti metropoli della provincie d'Abbruzzodel 1657, redatta dallo storico e giurista Girolamo Nicolino, dove si descrive il miracolo compiuto dal Santo Eusanio per guarire Teoconia, cieca da dodici anni[4]. In questo testo il luogo viene chiamato Montecchio. In seguito a questa vicenda fu eretta una chiesa in memoria dell'evento, e a poco a poco il nome del santuario di Sant'Eusanio si estese al piccolo nucleo abitato circostante.
L'attuale nome del paese compare per la prima volta in un diploma del 1176, riferito dall'Ughelio, dove si parla dei diritti dei vescovi teatini e si nomina non solo Monteclo, ma anche Sante'Eusanio cum Castello suo; invece nel Catalogus Baronum del 1204 la località figura con il nome Sanctum Eusanium come feudo di due militi posseduto dall'Abbazia di San Giovanni in Venere. È questo sicuramente il primo periodo storico ben documentato; durante la fase della colonizzazione monastica benedettina l'attuale territorio era suddiviso in tre feudi: Santa Colomba, Villa Sant'Eusanio e Lentesco o Buontalento, unificati tra il 1607 e il 1654, cioè dopo il 1606, anno in cui passarono in commenda alla Congregazione dell'Oratorio di San Filippo Neri di Roma. I padri filippini ne tennero il possesso fino al 1793, data del sequestro della loro temporalità; nel 1798 la Congregazione ottenne a titolo di enfiteusi il recupero dei beni dell'Abbazia dietro compenso di un canone di 2.200 ducati e li conservò fino al 1873, quando essi furono dichiarati di pubblico demanio. A questo punto le sorti di questo Comune si fusero con quelle più generali del nuovo Regno d'Italia. Infatti il paese di Sant'Eusanio del Sangro conobbe nel corso degli anni la dominazione francese, quella borbonica, il fenomeno del brigantaggio. Durante la seconda guerra mondiale fu occupato dai tedeschi, e il suo territorio fu attraversato dalla linea Gustav. Molto laborioso fu il processo di popolamento di questo paese, all'inizio del Seicento collocato nel Libretto della situazione dei fiscali sotto la rubrica dei fondi rustici et disabitati; il popolamento avvenne per immigrazione, in virtù della fertilità delle terre e della salubrità del clima. Nel 1805, infatti, gli abitanti erano già 1.250.
